PRIMAFASE

︎︎︎About
PRIMAFASE è un collettivo artistico-curatoriale formato da Arnold Braho (Elbasan, 1993), Camilla Di Pasquale (Cava de’ Tirreni, 1995), Cecilia Di Bonaventura (Fermo, 1996), Giordano Cruciani (Popoli, 1995). La pratica artistica nasce dall’urgenza di creare metodi di aggregazione che attraverso l’arte propongano nuove linee di realtà, in un continuo processo di sperimentazione collettiva, a livello locale, su obiettivi specifici, sempre temporaneo e revocabile. L’approccio context-specific del collettivo nasce quindi dall’attenzione verso il territorio inteso come il prodotto di un incontro coevolutivo fra insediamento umano e ambiente, in cui i luoghi acquistano forma, struttura, identità, storia, rimanendo un soggetto vivo in grado di reinventarsi.



︎︎︎001

SETTIMORAGGIO
07/10—11/12/2021

Spazio Gamma
Via Pastrengo, 7
Milano

con Ivan Bedeschi + Elsa Finardi, Giuseppe Di Liberto, Jacopo Martinotti, Matteo Messina, Viola Morini + Eva Vallania, Francesco Pozzato, Giulia Terminio, Pietro Vitali

Il cinema Pastrengo, situato nella via omonima al civico n. 7, in prossimità di piazza Archinto e dello Scalo Farini, viene inaugurato intorno al 1918. Il locale, di piccole dimensioni, non compare sui quotidiani e utilizza i consueti manifesti tipografici fino al termine degli anni venti. Si tratta di un cinema popolare che ospita film in terza visione. Il Pastrengo quasi certamente non viene attrezzato per il passaggio al sonoro: del locale si perdono le tracce intorno al 1930. Oggi lo spazio del cinema è sede di Spazio Gamma. Sabato 3 e domenica 4 luglio 1920 viene proiettato Lotta nell’aria, film poliziesco di Luigi Mele: «lotta nell’aria deve essere vista da tutti». Nel 1969 sulla copertina della Domenica del Corriere compaiono dei detenuti in rivolta, corpi sospesi nell’aria. Sopra i tetti di San Vittore i detenuti invocano “codice e riforma”, due parole che nascondono una grave e penosa realtà nazionale. Si ribellano perché vogliono essere presenti. I ragazzi del Beccaria erano incollati davanti alle sbarre delle finestre, l’istituto di rieducazione è stato piazzato davanti al carcere come a dire: non sprecate la fantasia, il futuro è già pianificato. Infatti, un ragazzo, non ignaro, urlava: «noi siamo il settimo raggio!». Gli altri sei, lo sapete, sono la stella di San Vittore. Il settimo raggio è una condizione di complicità a una necessità comune, un’azione performativa che vuole proporre una frattura all’interno della sfera di visibilità, vuole mostrare le contraddizioni che la animano e al tempo stesso cancellarne le pretese di universalità. Settimo raggio reagisce all’assenza di un’alleanza critica tra gli esclusi, gli inammissibili, i precari. «E il fatto che ogni forma di apparizione sia resa possibile da un “fuori” costitutivo non rende affatto inutile continuare a lottare. Al contrario, è l’unica ragione per cui continuare a farlo» (Judith Butler, L’alleanza dei corpi, p.83). La lotta nell’aria si concretizza sul tetto: una fortezza, una piattaforma di ascolto per partecipare. Partecipare per riappropriarsi dell’aria quando smette di essere condivisa. Imprigionare l’aria significa controllare, delimitare, contenere, identificare, soffocare il respiro collettivo. Rivendicare il diritto di apparizione attraverso la lotta significa rifiutare l’universalità sistematica, istituire un nuovo spazio di possibilità in cui agire. 


PRIMAFASE vuole costruire un tetto. Un palcoscenico che diventa spazio di occupazione aperto, la possibilità di sovvertire un regime di visibilità prescritto. Corpi esclusi, voci umiliate dalle sirene, la colonna sonora dell’insurrezione è un passaparola capace di generare uno spazio improvviso, un’arena in cui esporsi come parte di un coro dissonante.

SETTIMORAGGIO, tetto e palcoscenico, ring e isola, scontro dinamico in grado di riattivarsi all’interno di una cronaca dettagliata, i cui eventi si susseguono come le fasi di una protesta in atto. La cronaca racconta i progetti di dieci artisti invitati ad intervenire sul settimoraggio, otto interventi, quattro eventi.




07/10/2021—21/10/2021
Francesco Pozzato
Giulia Terminio

26/10/2021—06/11/2021
Matteo Messina
Jacopo Martinotti

11/11/2021—25/11/2021
Viola Morini + Eva Vallania
Giuseppe Di Liberto

30/11/2021—11/12/2021
Ivan Bedeschi + Elsa Finardi
Pietro Vitali






︎︎︎002
RELATIONAL SCALES
2021

Relational Scales è uno strumento per ordinare le connessioni o corrispondenze che intercorrono, in modo essenziale o accidentale, tra uno, due o più corpi di carattere affettivo, morale o intellettuale In un contesto storico che impone il distanziamento sociale, le relazioni vengono mediate da dispositivi che ne regolano lo spazio fisico ed esperienziale. Dal dispositivo individuale (1:1), che delimita il raggio d’azione del singolo, la scala di relazione cresce progressivamente analizzando i rapporti con l’altro (1:2), con il gruppo (1:10) e con la massa (1:1000). Relational Scales nasce da un archivio digitale di immagini che confrontano suggestioni della contemporaneità a riferimenti storici artistici e architettonici. Tim Ingold suggerisce di non guardare alla realtà, ma con la realtà gli eventi che ci circondano, ponendo l’attenzione sulla differenza tra la linea retta e la linea ondulata. I sostenitori della linea retta sono ossessionati dall’innovazione e dal cambiamento, accecati dalle informazioni e abbagliati dalle immagini, non sono in grado di vedere ciò che sta accadendo davanti ai loro stessi occhi. La linea ondulata contrasta l’andatura della retta da A (origine) a B (traguardo), prende la forma di una storia in divenire. La linea ondulata è una linea che non delimita niente, che non circoscrive più alcun contorno, che non va più da un punto all’altro, ma passa tra i punti, senza esterno e interno, senza forma né fondo, senza inizio né fine, vivente quanto può esserlo una variazione continua. Relational Scales si sviluppa seguendo una linea ondulata in ibridazione visiva tra passato e presente: l’Audio-Casco di Ugo La Pietra dialoga con il sistema isolante autocostruito da una bambina in Cina, i sistemi di interconnessione di Franz Erhard Walther con l’Air Sharing iSphere di Plastique Fantastique, la performance dei Flaming Lips al “Late Show with Stephen Colbert” con la Restless Sphere della cooperativa Coop Himmelb(l)au, l’allestimento al Castello Sforzesco di Franco Albini con la modalità di protesta contro la riapertura delle attività a Milano nel maggio 2020. Il futuro è una costruzione da imparare. Come sostenitore della linea ondulata l’archivio racconta di persone che a volte si fermano per riposarsi, per parlare con altra gente e per guardarsi intorno; agitano le mani abbracciando il vento, anziché tenerle fisse sui fianchi, si innamorano e hanno figli. La saggezza non procede mai per linee rette.

PRIMAFASE vuole trasformare l’archivio digitale concretizzandolo nello spazio fisico tramite una pubblicazione e una struttura allestitiva che ne permette una fruizione regolamentata. La pubblicazione si compone di quattro fascicoli progettati secondo le quattro scale di riferimento e di un manuale d’istruzioni per la realizzazione autonoma del supporto.






︎︎︎003
ENTROFUORIBORDO
2020

Via Giacinto Bruzzesi,
Milano

La crescita e lo sviluppo urbano, caratteri tipici di una città del divenire che si rinnova, si contrappongono a luoghi dove il cambiamento risulta più lento e altri, in alcuni casi, dove il tempo sembra essersi fermato. A Milano la tensione fra due dimensioni, quella di un’immagine storica consolidata, la città “lenta”,  e quella di un’immagine da costruire, da consolidare, proiettata verso il futuro, la città “veloce”, si scontrano. La città lenta, delle relazioni e della dimensione sociale — che si fa carico di criticità e disuguaglianze — deve convivere ed integrarsi con la città veloce, della formazione, della ricerca e dell’innovazione. Sono dimensioni complementari e necessarie, ma se non viene garantita la città lenta, quella veloce non ha futuro e si rischia di costruire un modello non sostenibile. Nell’ottica di riqualificazione urbana promossa dal Comune di Milano, il progetto di riapertura dei Navigli sta attuando il recupero dello storico tracciato di fine Ottocento, attraverso la posa di nuove tubazioni e il riutilizzo, ove possibile, di quelle esistenti. Il nuovo reticolo sotterraneo permetterà la diffusione delle pompe di calore che sostituiranno le caldaie inquinanti in città. Ricostruire l’antica continuità idraulica di Milano è il primo obiettivo del progetto, ma nonostante i benefici, che coinvolgeranno principalmente la città veloce, riaprire i Navigli vuol dire anche distogliere l’attenzione dalla città lenta, dove forse l’acqua ha più bisogno di scorrere. Tra lotti vuoti abbandonati e opere incompiute di grandi dimensioni, emergono dei contesti più precari di altri che meglio descrivono una situazione difficile in zone periferiche come quella di Giambellino-Lorenteggio. Il problema relativo alla riqualificazione dell’area consiste nella mancanza di spazi e posti sufficienti ad accogliere gli attuali inquilini, che saranno allontanati dal quartiere per via dei lavori e che non possono essere abbandonati a se stessi perché versano in condizioni di oggettiva vulnerabilità. Si tratta di quelle famiglie che pur essendo abusive hanno però a carico minori, anziani, disabili, persone non autosufficienti che corrispondono al 40-50% delle famiglie coinvolte. 

PRIMAFASE vuole inondare la città lenta. L’acqua diventa possibilità per il singolo di rispecchiarsi in una comunità e riconoscersi come elemento fondamentale di un “bordo” capace di accogliere e resistere. L’acqua è un margine che delimita e al tempo stesso connette, è lo spazio senza ostacoli, senza divisioni nette, ibrido. Crea connessioni, legami, diventa filo e nodo.  

ENTROFUORIBORDO, punto dinamico e di metamorfosi, si propone di riattivare tramite installazioni, performance e musica, l’alleanza tra i corpi creando una possibilità temporanea e revocabile alla trasformazione urbana.