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ENTROFUORIBORDO
2020
Via Giacinto Bruzzesi,
Milano
La crescita e lo sviluppo urbano, caratteri tipici di una città del divenire che si rinnova, si contrappongono a luoghi dove il cambiamento risulta più lento e altri, in alcuni casi, dove il tempo sembra essersi fermato. A Milano la tensione fra due dimensioni, quella di un’immagine storica consolidata, la città “lenta”, e quella di un’immagine da costruire, da consolidare, proiettata verso il futuro, la città “veloce”, si scontrano. La città lenta, delle relazioni e della dimensione sociale — che si fa carico di criticità e disuguaglianze — deve convivere ed integrarsi con la città veloce, della formazione, della ricerca e dell’innovazione. Sono dimensioni complementari e necessarie, ma se non viene garantita la città lenta, quella veloce non ha futuro e si rischia di costruire un modello non sostenibile. Nell’ottica di riqualificazione urbana promossa dal Comune di Milano, il progetto di riapertura dei Navigli sta attuando il recupero dello storico tracciato di fine Ottocento, attraverso la posa di nuove tubazioni e il riutilizzo, ove possibile, di quelle esistenti. Il nuovo reticolo sotterraneo permetterà la diffusione delle pompe di calore che sostituiranno le caldaie inquinanti in città. Ricostruire l’antica continuità idraulica di Milano è il primo obiettivo del progetto, ma nonostante i benefici, che coinvolgeranno principalmente la città veloce, riaprire i Navigli vuol dire anche distogliere l’attenzione dalla città lenta, dove forse l’acqua ha più bisogno di scorrere. Tra lotti vuoti abbandonati e opere incompiute di grandi dimensioni, emergono dei contesti più precari di altri che meglio descrivono una situazione difficile in zone periferiche come quella di Giambellino-Lorenteggio. Il problema relativo alla riqualificazione dell’area consiste nella mancanza di spazi e posti sufficienti ad accogliere gli attuali inquilini, che saranno allontanati dal quartiere per via dei lavori e che non possono essere abbandonati a se stessi perché versano in condizioni di oggettiva vulnerabilità. Si tratta di quelle famiglie che pur essendo abusive hanno però a carico minori, anziani, disabili, persone non autosufficienti che corrispondono al 40-50% delle famiglie coinvolte.
PRIMAFASE vuole inondare la città lenta. L’acqua diventa possibilità per il singolo di rispecchiarsi in una comunità e riconoscersi come elemento fondamentale di un “bordo” capace di accogliere e resistere. L’acqua è un margine che delimita e al tempo stesso connette, è lo spazio senza ostacoli, senza divisioni nette, ibrido. Crea connessioni, legami, diventa filo e nodo.
ENTROFUORIBORDO, punto dinamico e di metamorfosi, si propone di riattivare tramite installazioni, performance e musica, l’alleanza tra i corpi creando una possibilità temporanea e revocabile alla trasformazione urbana.